Le strade del mondo, grande e piccolo, sono talvolta destinate ad incrociarsi. Non sempre, ma qualche volta accade. E’ successo a Simona Palladino, docente universitaria presso la Liverpool Hope University, che partita da Campobasso è approdata nella terra dei “Fab four”, a Liverpool, città natale dei Beatles. Il suo viaggio, se fosse in musica, sarebbe un itinerario che partendo dal folk del Matese arriva al cuore della musica Pop, dalle zampogne al ‘Sottomarino Giallo’, da piazza Pepe a Penny Lane. Le immagini contano, così come contano le suggestioni, e immaginare Simona Palladino in quello che adesso è il suo ambiente naturale, di vita, ci aiuta a comprendere quali siano le opportunità che offre oggi la connessione globale, quanto grande sia la possibilità di trovarsi in posti e luoghi che sono patrimonio della storia universale. Bisogna avere talento, dedizione per il proprio lavoro e disciplina ferrea. Fattori che pagano sempre, anche quando le strade del mondo, come avvenuto con la Brexit, sembrano restringersi. L’abbrivio che ha permesso a Simona Palladino di prendere il mare delle grandi opportunità, è la realizzazione di un docufilm dedicato all’emigrazione italiana in Inghilterra e realizzato insieme all’Università di Newcastle: ‘Age is Just a Bingo Number. L’abbiamo intervistata.
******
Qual è stato il tuo percorso di formazione?
Ho frequentato l’Istituto Sandro Pertini ad indirizzo linguistico di Campobasso, prima di trasferirmi a Roma, dove ho studiato Psicologia presso l’Universita ‘La Sapienza’. Pratico la professione di Psicologa dal 2013, e da gennaio 2020, sono Lecturer di Scienze Sociali presso la Liverpool Hope University. Ho svolto il dottorato di ricerca presso la Newcastle University. Ho vissuto in 3 nazioni europee: Inghilterra, Belgio, Danimarca.
Come nasce l’idea di ‘Age is Just a Bingo Number’?
Il documentario ‘Age is Just a Bingo Number’ e un prodotto della mia ricerca di dottorato che racconta le storie di migrazioni di una comunità di Italiani e Molisani emigrati a Newcastle upon Tyne. I protagonisti del film sono anziani signori emigrati nel secondo dopoguerra che si incontrano ogni martedì in un Irish Club per giocare a Bingo. E, tra una canzone Italiana e l’altra, raccontano le proprie storie e le sfide del presente. Il documentario mette in luce i loro bisogni che si spera vengano accolti da policy makers.
L’idea di dedicarmi ad un documentario etnografico nasce dal desiderio di voler lasciare una traccia nella vita di questa comunità, di cambiare, nel mio piccolo, la vita delle persone che avevo coinvolto. I membri di questi comunità si sono fidati di me, e io sentivo l’esigenza di rispondere attivamente alle loro richieste. Cosi mi serviva un modo per poter far emergere la loro voce. Per me, la ricerca ha un senso se crea un cambiamento nelle vite delle persone. Ed è la loro semplice quotidianità che volevo documentare. Io ho semplicemente dato visibilità e qualcuno che era stato invisibile fino ad ora.
Il film è stato oggetto di critiche positive e premi. Come valuti questa attenzione?
I più recenti successi del film sono motivo di orgoglio per me: il film e stato giudicato come Best Documentary al Film Festival Meditteraneo di Cannes (Novembre 2019) e ha ottenuto una Special Mention all’Intimalente Film Festival di etnografia Visiva (Dicembre 2019). Sono felice dei riconoscimenti, certo, e spero che il film possa presto essere accolto dalla grande distribuzione. Mentre rispondo a questa intervista il film sta per essere proiettato per la prima volta in Scozia. Spero davvero aumenti la richiesta per differenti proiezioni in tutto il mondo.
Il Molise, da dove provieni, è oggetto di attenzione da parte della stampa internazionale. Il New York Times, ad esempio. Come vedi da fuori la tua regione?
Non ho mai smesso di amare il mio Molise, e ho letto con piacere la notizia che sia oggetto di attenzione internazionale, come il New York Times, ad esempio. Mi auguro che si possa fare di più e meglio. Il mio auspicio é che professionisti nel settore turistico che operano in loco preservino le peculiarità che la nostra regione offre, sopratutto per quanto riguarda il patrimonio materiale e immateriale.
Ti senti un cervello in fuga o parte di un mondo senza frontiere?
Non mi sento un cervello in fuga, questa definizione non mi identifica, non scappo da nulla. Ho sempre cercato esperienze che mi facessero arricchire culturalmente e professionalmente. La mia motivazione per trasferimenti all’estero è stata sempre una spinta conoscitiva verso prospettive differenti, un confronto con valori e credenze diverse. Insomma, un bisogno di esplorazione di mondi altri.
Mi piacerebbe definirmi parte di un mondo senza frontiere. Ma ahimè, posso continuare a dire questo… finché Brexit non ci separi! Ahimè i sogni di vivere in un Europa con confini aperti alle mobilita giovanili, che regnavano intorno agli anni 2000, sono messi in crisi da discorsi nazionalisti. Insomma, la posizione politica del Inghilterra post-Brexit al momento spaventa. Chissà quali saranno gli accordi che prenderanno.
Pensi di tornare un giorno e quale suggerimento ti sentiresti di dare ai giovani?
Non scappo dal mio Molise e dalla mia Italia, anzi spero un giorno che ci siano le condizioni per poter tornare e di contribuire allo sviluppo di questa terra con le competenze acquisite all’estero. Nel frattempo, però, perfeziono le mie competenze professionali oscillando tra le due nazioni.
Il consiglio che sento di dare ai giovani è di osare, di partire per l’estero, non avere paura di confrontarsi con culture altre, di cercare di imparare da più fonti, di sviluppare un pensiero critico che ci fa crescere come persone e professionisti, di non smettere mai di sognare. Certo essere all’estero per un po’ di tempo può essere difficile, ma anche assolutamente affascinante.
Cosa c’è nel futuro di Simona Palladino?
L’Inghilterra mi ha chiamata di nuovo. Ho iniziato da pochissimo questo nuovo lavoro, sono docente di ruolo alla Liverpool Hope University da solo un mese. Mi hanno offerto una grande possibilità e sto cercando di fare del mio meglio per ricambiare la fiducia. Nelle ultime settimane ho tenuto lezioni su Migration in un’aula bellissima. E’ stato emozionante essere per la prima volta membro del corpo docente. Nel futuro di Simona c’è tanta voglia di influenzare positivamente i giovani, di guidare i loro percorsi formativi, di suggerire modi di pensare … e spero di fare altrettanto breccia nei loro cuore così come alcuni dei miei mentori hanno fatto con me.
Scrivi un commento