Febbre, edito Fandango Libri, è il romanzo d’esordio di Jonathan Bazzi. Al centro della narrazione la storia personale dell’autore, dall’infanzia alla scoperta di avere l’HIV.
38, 38 e mezzo, 37.4, 37.3. Quattro giorni, una settimana, due settimane, un mese. L’11 gennaio 2016 “mi è venuta la febbre e non è più andata via”. “Trentun anni non ancora compiuti”, Marius con cui dividere la vita, la necessità di andare avanti. Sempre, comunque, per forza. Se non vado a fare lezione di Yoga non mi pagano, se non mi pagano ho pochi soldi, se ho pochi soldi non posso mantenermi all’università Statale di Milano. Quindi, continuo anche se mi sento moscio e stanco, anche se ho solo voglia di dormire, anche se faccio fatica a camminare. E, in queste gocce di sudore che mi stanno travolgendo, non so nemmeno a chi rivolgermi. “Lo scorso anno non ho rinnovato il dottore di base provvisorio, quello che danno agli studenti o a chi ha la residenza in un posto diverso da quello in cui vive”. Il mio amico Gianfranco me ne ha consigliato uno. Lo contatto, mi risponde subito, fissa un appuntamento. Mi immergo, così, nella ricerca disperata del male che mi attanaglia. Mononucleosi? Tumore? Leucemia? No, HIV. La risposta arriva il 3 febbraio, dopo diversi esami. Sono al San Raffaele e mi sento sollevato. Almeno in un primo momento, riesco a pensare che preferisco questo ad altro. HIV di tipo 1, scoprirò a seguire. “E non provo vergogna: non ho fatto nulla di male”. Si è solo aggiunta una nuova caratteristica alle altre che compongono la mia storia: nato per sbaglio da due ragazzi poco più che adolescenti, residente a Rozzano, dall’età di tre anni senza famiglia, cresciuto a casa di nonna Lidia e nonno Biagio, ricchiò/femminiell’/frocio/frì frì. Anzi, a chi ritiene sia meglio tacere, rispondo che “lo sapranno anche i muri”. E, in questo, Jonathan Bazzi è riuscito perfettamente. Febbre, attraverso una struttura a due binari, racconta il presente e il passato dell’autore: il percorso che lo ha portato a scoprire di essere sieropositivo; la famiglia divisa in due; l’amore per i libri; la fatica di stare con gli altri; ciò di cui è vittima chi viene considerato diverso. La narrazione avviene in maniera schietta, nuda, cruda. L’assenza totale di veli rapisce i lettori e non solo. Tra le altre cose, infatti, il romanzo ha raggiunto la finale del Premio Strega 2020, a breve diventerà un film e verrà tradotto in Spagna. Una lettura da non perdere anche perché insegna, molto.
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