Chi ama l’Irlanda e il suo passato romantico e incendiario, conosce bene i luoghi dove “ a terrible beauty is born”, come recitano i versi di Easter 1916 di William B. Yeats, che all’epoca scriveva ancora col cuore infranto dall’amore non corrisposto per la bella attivista repubblicana, Maud Gonne.
Come il General Post Office per esempio. Ancora oggi, sulle colonne corinzie che decorano la facciata del Gpo, come lo chiamano qui a Dublino, sono ancora evidenti i segni delle pallottole sparate durante la Rivolta di Pasqua. Ed è proprio dal cuore della rebel Dublin che il 24 aprile del 1916 divampò l’insurrezione che diede l’avvio al conflitto angloirlandese, e che culminò nel 1922 con la nascita del Free State, l’attuale Repubblica dell’Eire.
Progettato dall’architetto Francis Jonhston, inaugurato nel gennaio del 1818, il Gpo è ancora in piena attività . E anche se oggi, tristi tempi di pandemia, l’ufficio è chiuso al pubblico, in tempi normali, i cittadini in fila agli sportelli si mescolano ai visitatori in pellegrinaggio davanti alla statua in bronzo di Cuchulainn, l’eroe della mitologia celtica, opera di Oliver Sheppard (1865-1941), emblema dell’Irlanda agonizzante per la libertà
Da qui, tra il fuoco incrociato dell’esercito britannico e dei volunteer arroccati all’interno dell’ufficio postale, Padraig Pearse, poeta e patriota, lesse il proclama “ Poblacht na Eireann, al popolo d Irlanda”, che sanciva la nascita di una repubblica indipendente dal dominio britannico.
“Irishmen and Irishwomen, in the name of God and of the dead generations from which she receives her old tradition of nationhood, Ireland, through us, summons her children to her flag”
I volontari accorsero a centinaia. In poche ore occuparono una serie di punti strategici nel cuore della città, tra cui il tribunale e altri uffici importanti. La risposta della controparte fu fulminea e feroce. Nel giro di una settimana il governo inglese schierò migliaia di soldati per tutto il territorio dell’isola, chiuse in una morsa di ferro il cuore della città , sottoponendo il Gpo al fuoco incessante dell’artiglieria. Dopo un bagno di sangue con cinquecento vittime tra civili e militari, la resa dei ribelli che si concluse con la fucilazione nella fortezza carcere di Kilmainham.
O’ Connell Street, la strada principale di Dublino su cui il Gpo si affaccia, oggi è semideserta ma in tempi normali è una babele di voci e lingue, colori e facce, da ogni parte del mondo, animata fino a tarda notte, continuamente percorsa da manifestazioni e cortei, all’ombra delle statue dei protagonisti dell’indipendentismo irlandese. Ne è un esempio la statua di Daniel O’ Connell, patriota dei primi dell’800. O quella più recente di James Larkin, il sindacalista rivoluzionario che organizzò lo sciopero generale del 1913, The Dublin Lockout che paralizzò la città intera per giorni e giorni e chi guadagnò un posto d’onore nella storia del movimento operaio internazionale. O’ Connell Street è stata teatro di grandi manifestazioni in occasione del centenario nel 2016. Un evento che ha visto affluire migliaia di visitatori e la partecipazione di delegazioni politiche dall’Europa e dagli Stati Uniti . E soprattutto degli “Irlandesi della diaspora”, i discendenti degli immigrati, dagli Usa e dall’Australia, gli irish repubblicans dell’ Irlanda del Nord, moltissimi ex militanti dell’Ira. Ma anche tantissimi turisti innamorati dell’’Isola di Smeraldo e del suo passato.
The Garden of Remembrance, è l’ altro luogo sacro alla memoria dell’indipendenza irlandese, dove si concludono di rito tutte le commemorazioni patriottiche. Inaugurato nel 1966, in occasione del 50esimo anniversario della Rivolta di Pasqua, incanta il visitatore con un gruppo bronzeo raffigurante The Children Of Lir, i cui corpi si trasformano in cigni in procinto di spiccare il volo. E’ opera dello scultore Oisin Kelly, che si è ispirato all’antichissima leggenda dei figli del re Lir, schiavi dall’incantesimo di una perfida matrigna che li aveva condannati a vivere sotto forma di cigno per centinaia di anni
Il nostro tour sui luoghi della Easter Rising si conclude in un sobborgo di Dublino, nell’ex prigione di Kilmainham. Ripercorrere i corridoi alla luce fioca delle lanterne, affacciarsi alle celle dalle pareti scrostate dall’umidità, significa abbracciare in un colpo solo, gran parte della storia d’Irlanda.
Qui, nel cortile delle esecuzioni, che in seguito fu trasformato in mausoleo e su cui eternamente sventola il tricolore irlandese, il 12 maggio 1916 furono fucilati i leader della rivolta del Gpo.
Insieme allo stesso Padraig Pearse, cadde sotto il fuoco del plotone di esecuzione britannico anche il leader socialista James Connolly, fondatore dell’’Irish Republican Socialist Party, che, con James Larkin, aveva guidato il grande sciopero generale del 1913. In quell’occasione aveva formato l’Irish Citizen Army per proteggere i lavoratori dalle aggressioni della polizia. E che durante l’assedio del Post Office fu il comandante in capo dei patrioti in rivolta. Ferito a una gamba durante gli scontri a fuoco, poiché non riusciva a reggersi in piedi, fu legato dai suoi aguzzini a una sedia per essere fucilato.
Kilmainham costruito nel 1796, fu originariamente destinato ai detenuti comuni, ma in seguito alla terribile carestia del 1848, vi finirono anche centinaia di donne e bambini, arrestati unicamente perché sorpresi a chiedere l’elemosina per le strade di Dublino. Dalla fine dell’800 fino alla sua chiusura nel 1924, il carcere ha ospitato solo detenuti politici.
Qui furono girate molte delle scene più toccanti di Nel nome del padre di Jim Sheridan, con Daniel Day Lewis. Sempre tra queste mura, nel 1982 gli U2 girarono il video Celebration. Ma anche il Post Office ha avuto il suo posto d’onore su grande schermo. Come in Michael Collins con Liam Neeson nel ruolo di uno dei leader dell’Easter Rising che firmò con il governo britannico l’accordo che ratificava la nascita della Repubblica d’Irlanda, e che fu ucciso in un agguato nel 1923 . Pare proprio che la famiglia Neeson abbia un legame speciale con Collins, perché il figlio dell’attore, Michael ha interpretato lo stesso ruolo, nel film The Rising, con la regia di Kevin Mc Cann. Per non parlare dello splendido The wind the shakes the barley di Ken Loach, che vinse la Palma d’oro a Cannes nel 2006. E la leggenda continua.
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