Dal dibattito che si è aperto in queste settimane sul settore culturale del nostro Paese vengono in evidenza due aspetti fondamentali:
- L’assoluta urgenza di sostegno ad attività e progetti di qualità e innovativi dentro il perimetro di un settore che, finalmente, dovrà assume sempre più le caratteristiche di impresa;
- L’occasione di ripensare percorsi di metodo desueti e non incisivi attraverso la rimodulazione di strategie complessive che dovranno vedere sinergicamente coinvolti attori pubblici e privati.
Tra i tanti contributi mi è sembrata particolarmente interessante la proposta di un gruppo di esperti nazionali, tra i quali Ledo Prato Segretario Generale di Mecenate ’90, Marco D’Isanto, dottore Commercialista, esperto fiscalità del Terzo Settore e Stefano Consiglio, professore ordinario di Organizzazione Aziendale Università Federico II di Napoli che sottolinea la necessità di varare un Piano strategico nazionale per la promozione e lo sviluppo della Cultura e delle Imprese Culturali e creative, che consenta, tra l’altro, di riformulare gli obiettivi e l’utilizzo dei Fondi europei e ordinari per la promozione della Cultura e che delinei un nuovo quadro di sostenibilità economica delle Imprese e delle istituzioni culturali. Un Piano che, a partire dalla riperimetrazione dei fabbisogni e degli ambiti di intervento, porti a convergenza la riprogrammazione dei Fondi ordinari e comunitari 2014-2020 e la definizione delle scelte programmatiche in materia di cultura, patrimonio e impresa culturale per il periodo 2021-2027. Il tutto al fine di definire un quadro programmatico e operativo capace di sostenere un uso efficace dei fondi in funzione dei bisogni reali, riducendo i ritardi accumulatisi e rimuovendo le ragioni che sono alla base dei ritardi. Su queste basi ‒ e portando a valore il grande impegno dell’Italia per Europa Creativa ‒ si dovrebbe innescare un sistema di alleanze anche nello spazio europeo. La proposta, o meglio la riflessione, parte dalla necessità di integrare quello che c’è per la Cultura nel decreto Cura Italia ad una serie di misure già avviate dagli Enti preposti e di preciso:
Piano Stralcio Cultura e Turismo del Fondo Sviluppo e Coesione 2014 – 2020:
revisione del quadro degli investimenti già programmati a valere sulle risorse ordinarie, con particolare riferimento al “miliardo per la cultura” che, per la parte non spesa, può diventare un importante e fattivo strumento per il sostegno al settore, soprattutto se raccordato con la pianificazione nazionale e regionale, che ne costituisce la condizione abilitante, ridefinendo finalità, obiettivi e destinatari;
PON Cultura e Sviluppo FESR 2014 – 2020
allargare le maglie e alleggerire i vincoli per consentire un accesso ampio ed effettivo alle opportunità dell’Asse II del Programma “incremento di attività economiche connesse alle dotazioni culturali per il sostegno alla competitività delle imprese del settore, inclusi i profili dell’economia civile e dell’impresa sociale”;
Programmazione 2021 – 2027:
incidere tempestivamente sul processo decisionale della politica di coesione, già avviato nel marzo dello scorso anno, in considerazione dei fabbisogni di investimento per il 2021-2027 alla luce dell’emergenza che investe il Paese , “per promuovere il patrimonio culturale e dare sostegno alle imprese nel settore culturale e creativo, con particolare attenzione ai sistemi di produzione locali e ai posti di lavoro radicati nel territorio, anche attraverso la cooperazione territoriale” (Allegato D – Country Report Italy 2019. Including an In-Depth Review on the prevention and correction of macroeconomic imbalances, SWD (2019) 1011 final del 27 febbraio 2019), anche attraverso l’allargamento ad ambiti di policy diversi e ulteriori rispetto alla PO 5 “Europa più vicina ai cittadini” nel quale il Regolamento Generale (CPR) colloca gli ambiti più esplicitamente vocati ad ospitare le scelte programmatiche in materia di cultura.
La riflessione va avanti sottolineando l’esigenza di orientare, a partire dal disegno della politica di coesione per la nuova programmazione, gli strumenti operativi in modo mirato, cioè tenendo in debito conto le caratteristiche e i fabbisogni dei soggetti da attivare e sostenere. Quindi muoversi in quadro complessivo agganciato a quelle “policy di sviluppo del territorio a base culturale, alle quali fa riferimento lo stesso Codice dei Beni culturali e del Paesaggio (artt. 111, 112 e 120), con specifica attenzione allo sviluppo di accordi di valorizzazione, che integrino comunità, infrastrutture, produzioni, nonché patrimoni, istituti e luoghi della cultura e risorse culturali in genere dei territori, anche nelle aree interne, nella logica e nella prospettiva del pieno recepimento della Convenzione di Faro non soltanto nell’ordinamento giuridico ma anche nelle politiche intersettoriali di sviluppo.”
E’ forte ”l’esigenza di realizzare una strategia di sistema da parte delle Fondazioni di origine bancaria e delle stesse Fondazioni private…”.
Ma la riflessione incalza e precisa e consiglia di tener ben presente ” il divario fra Nord, Centro e Sud.”
In questo senso l’iniziativa lanciata dal Presidente della Fondazione con il Sud, di realizzare un’operazione straordinaria di sostegno al Terzo settore meridionale (in questo senso pensiamo alla incisiva presenza della Fondazione Banco di Napoli in Campania e non solo) mediante la concessione di contributi a fondo perduto da erogare a tutte le organizzazioni che rispondano a requisiti minimi di continuità, di esperienza, di radicamento nei territori attraverso le risorse finanziarie dei Fondi strutturali, ci trova pienamente d’accordo. Sarebbe però necessario, a nostro avviso, coinvolgere in questa misura straordinaria le organizzazioni culturali a prescindere dalle forme giuridiche. Oggi più che mai è necessario che ci sia un riconoscimento esplicito e tangibile del ruolo e delle funzioni assolte dalle organizzazioni e dalle istituzioni culturali nella tenuta del sistema Paese. Per questo riteniamo utile che gli attori del mondo della cultura, i decisori pubblici e privati concorrano a definire un disegno complessivo per la cultura alla luce dei nuovi paradigmi che drammaticamente sono emersi con gli avvenimenti di queste ultime settimane, consapevoli del fatto che senza il contributo del mondo della cultura la coesione sociale del Paese ne uscirebbe fortemente indebolita.
E’ immediatamente necessaria, quindi, una strategia complessiva per fare bene le cose da fare subito.
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