La dimenticanza è frutto di disamore e, solo qualche volta è disattenzione.
Una musica che si estende verso le ali del sottobosco alzando, nell’infinito cielo, quanto è della pochezza del Mondo.
Tutto viene sopraffatto dall’alito prepotente di un “ Dio “ che spazza brutture e ripone in terra felicità e divagante freschezza.
Alberi senza tempo ma, cognitivamente padroni dello spazio.
Guardano in alto senza limitazione alcuna e, nel volgere le chiome alla bassa terra, ridonano all’uomo ed alla vita, ogni grazia eterna.
L’acqua scorre inesorabilmente senza freno verso lidi che della stessa ne faranno bottino.
Fresca, sorgiva, naturale e di purezza estrema, fionda le sue spume e dona il profumo dell’eternità.
Le cime rigogliose, caute nelle forme senza irsute cime, forman montagne dipinte di un verde immenso e gioioso, che ombreggia il volteggiar di uccelli al goder di un paesaggio che, dal pennello “ Divino “, rimarca colori e morbidezza dell’essere.
Non so cosa darei, per esser dentro il quadro più bello del Mondo.
Una voce roca, piena di sublime pathos mi invita ad entrare…..
Mi tocco freneticamente il volto per svegliarmi dal sogno !
Mi sento vivo, non è un sogno !
- “Ed allora che faccio ?” – Entro , naturalmente..
Stupafacente…. Il Molise è stupefacente !
In piedi, con lo sguardo non so dove volgo. Mi cingo alla bellezza divina e gioisco sino ad incamminarmi verso meta a me sconosciuta.
Passo lento ma fermo, ristoro le mie voglie con la bellezza di un pascolo privo di ogni spocchiosa e destabilizzante inciviltà dell’urbanizzazione.
E’ primavera…. I colori dell’erba segnano il cambio dal giallo al verde e si intravedono i primi fiori. Giallo, bleu cobalto, viola, arancio ed ancora bianco candido.
Mi fingo distratto ma assiso son li a sentir i lagni degli animali nel correre verso il prato .
In gran numero si gettano nella parte più verde del dipinto ed i lagni diventano suoni da masticazione e da assuefatta soddisfazione nell’assaporar quel cibo che, genererà latte e nuove vite.
Fischiettando un giovane pecoraio si accinge alla soddisfazione nel vedere il pastore del gregge ( il suo cane ), nel metter ordine e garantire sicurezza.
Il bianco della sua corazza da guerriero mi porta nei secoli passati, quando le greggi attraversavano il Molise per una lunga passeggiata verso le allora Puglie e provenienti dal “ nostro” Abruzzo.
Una via Verde che ancor oggi determina la caratteristica di un Molise pastorale, vero, vivo nella tradizione e nella voglia di esponenziale accrescere cultura, genti e genuinità di vita.
“Il Tratturo” o meglio, “i Tratturi”.
E così mi accingo a fatica, ma sapendo di corrispondermi ancora al meglio, ad incamminarmi senza quella meta che avrebbe determinato una aspettativa conosciuta.
Inizio una lunga marcia su di un tappeto d’erba senza limite allo sguardo.
E’ il regno della biodiversità.
Sapori, profumi, saperi e, una musica di campane che senza tempo mi consigliano di affrettarmi; sta arrivando la notte.
La luna primeggia e come non mai, nasconde il buio e, non solo quello che prevale sul giorno di luce.
Il mio cuore si ferma….. Poi ricomincia a pulsare più forte di prima…. E’ solo un attimo di paura nel non poter vedere avanti.
Mi faccio luce con le luci dei miei occhi e raggiungo un casolare. Nel frattempo esso, si è arricchito di gente che ,nel convivializzare con cibi succulenti, canta e balla senza sosta sino allo sfinimento.
Mi catapulto nella bolgia di un’allegria che contagia e mi porta ancora più lontano e sempre più voglioso di scoperte.
Partirò con tutti loro la mattina seguente.
La notte è fatta per dormire ma, l’incantesimo è troppo forte per far svanire ogni gradevole bellezza. Non si dorme, si attende direttamente l’alba continuando a rimirar le stelle e a far festa.
E’ l’alba… Il sole è già alto e domina la valle senza un minimo di riverenza alla brezza che spira per spegner ogni fuoco della festa.
Ci si incammina senza pensare dove arrivare… Sarà il tempo e la forza delle membra a dettar l’arrivo.
Tutto intorno è un sorriso dettato dalla voglia di esser protagonisti nel gioire e goder di un affascinante paesaggio. Si continua nel canto ma, l’attenzione alla marcia è tanta. Gli animali scandiscono il passo ed ognuno di essi è pronto a sfidar ogni traversia per arrivar alle montagne ristoratrici di fresco pascolo e di ulteriore libertà.
Si attraversano guadi, ponti, asfalto malefico dettato dalla malvagità di “ benessere “ cittadino ad ogni costo ma, la natura è così rigogliosa che cancella ogni minima delusione.
Si torna ad essere padroni del Mondo senza averne titolo “regale” ma, a piano titolo dell’ “ essere umano “.
- “ Ristoro !!! E’ ora della colazione” , si sente urlare ……. “Che splendida giornata ragazzi” , si alza un altro compiacimento ….. C’è chi chiede un cappuccino e…… l’ilarità è tanta….
- “Pane e caciocavallo, salumi, formaggi e, tanto vino” ……..” Colazione da pecorai non da cantastorie di Città ! “ Urlano i condottieri della “ giostra “….. E, tutti si inebriano con sorrisi e tanti apprezzamenti…
Finita la sosta si ricomincia e, la sera è già li incombente sul gregge e su chi lo governa…..
- “ Stasera si dorme altrimenti domani le pecore saremo tutti noi ! “ Urla il buon Michele…
Ma la festa continua e, si è coscienti di far un altro sacrificio fatto di cibo e festose canzoni popolari…
Il tratturo è sempre li che aspetta l’alba per l’ultimo giorno di ospitale condizione.
E’ di nuovo l’alba… Già si è tristi nell’esser consapevoli di un imminente addio tra e degli attori della giostra più affascinante che ci sia.
Ci si torna ad incamminar le gambe verso la montagna. La stanchezza si fa sentire ma la bellezza di un monte pieno di frescura, di acque che sgorgano dalle viscere della terra senza nessuna riverenza per dirompenza e purezza, di alberi secolari, di gente festosa che accoglie la carovana, lascia al domani il riposo e, si accelera il passo che domina il rumore della terra fungente da cuscinetto nel respingere urti e passi disconnessi con la realtà che si vive al momento.
- “ Fermi tutti ! “ Urla una voce possente …..
- “ Siamo quasi arrivati, asciughiamoci le lacrime, abbracciamoci e, godiamo insieme l’ultima fatica, sarà impossibile ripeterla poiché ogni volta le sensazioni non son mai le stesse. Godiamo del presente per un futuro che dal passato prenda spunto “…… continua sensibilmente emozionata la voce di un altro condottiero della carovana.
E così cala il silenzio, ci si guarda attoniti ma felici, ci si abbraccia e, non ci si dimentica più.
Il Molise è anche questo, il Molise è questo…..
Il senso profondo di voler essere uniti nella fatica però, purtroppo, verrà cancellato già domani quando gli occhi non potranno più goder di quanto vissuto come in un sogno che, al risveglio non risparmia il pianto.
La dimenticanza torna ad essere il frutto di disamore e, non più qualche volta , disattenzione.
La musica ormai è già sulle ali del sottobosco e la pochezza del Mondo torna ad esserne padrona.
Tutto viene sopraffatto dall’alito prepotente di un “ Dio “ che dimentica le bellezze e ripone in terra non più felicità e divagante freschezza ma, solitudine.
Allora piango, non fingo più , mi cingo a te e spero che il Molise sia sempre e comunque il Molise di uomini e donne senza tempo, senza rimpianto e senza la voglia di non essere Molisani.
La eco è spenta, l’ego è alto , la vita è breve ma, spero ancora, che tutto sia riportato alla normalità e che il Molise sia, e resti, quel dipinto da cui purtroppo sono uscito troppo in fretta.
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