Anche nel giorno del commiato, quello dell’estremo saluto al mondo, ha trovato il colpo di scena da mattatore. Un colpo di teatro per salutare il suo pubblico che lo ha tanto amato e seguito nel corso di una carriera lunga oltre cinquant’anni. Se n’è andato così, Gigi Proietti, partito da questo mondo lo stesso giorno in cui c’era venuto esattamente ottant’anni fa. Tanto il tempo passato dal 2 novembre 1940 a oggi. Una ricorrenza ancora più significativa se consideriamo la coincidenza tra la morte di Proietti e quella di Pier Paolo Pasolini, morto per morte violenta nella notte tra il primo e due novembre presso l’idroscalo di Ostia.
Attore, regista, interprete, drammaturgo. Proietti è stato tutto questo, calcando la scena sia a teatro che in televisione, con una versatilità che lo faceva passare da Shakespeare a Petrolini, dalla battuta sagace al dramma. Dopo gli esordi, avvenuti nelle cantine della periferia romana, la grande occasione arriva nel 1970 quando sostituisce Domenico Modugno nel musical “Alleluja brava gente” scritto dalla coppia Garinei e Giovannini. In quella occasione recita accanto ad un altro grande della commedia italiana, Renato Rascel. Inizia da allora una carrellata inarrestabile di successi: Cyrano, La cena delle beffe, Caro Petrolini, I sette re di Roma. Oltre a recitare avvia anche la sua opera di autore e con lo spettacolo “A me gli occhi” viene definitivamente consacrato agli occhi del grande pubblico. Un successo che gli arride in maniera larghissima quando nel 1996 interpreta per la televisione il ruolo del “Maresciallo Rocca”, un carabiniere carico di umanità, valori, sentimento, oltre che della sua immancabile ironia. Un talento ad ampio spettro il suo che lo ha visto protagonista anche nel ruolo di doppiatore: Marlon Brando, Robert De Niro, Dustin Hoffman, solo per ricordare tre nomi del cinema mondiale a cui ha prestatro la voce.
Insieme a Proietti va via un pezzo del Paese, un pezzo della storia d’Italia. Proietti non è stato solo un grande attore ma con la sua arte ha incarnato un sentimento popolare, nazional-popolare, nell’accezione positiva del termine, laddove è riuscito a coinvolgere e avvicinare al teatro un pubblico fatta da non addetti ai lavori ma da persone che nutrivano fame di cultura e che, grazie a lui, hanno potuto godere la bellezza di una commedia, di una recita, di uno spettacolo.
Al cordoglio generale che arriva dall’intero Paese si unisce anche quello della Fondazione Molise cultura.
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