Gentilissima Presidente,
ho letto con interesse l’editoriale Accendere i riflettori sulla cultura, ora e sempre apparso qualche giorno addietro su «Quarta Dimensione» circa gli intenti di rilancio della Fondazione da Lei presieduta, a Coronavirus finalmente sconfitto.
Editoriale da sottoscrivere, sia quando riconosce alla cultura il ruolo di presidio del benessere interiore dei cittadini sia quando abbozza il programma degli avvenimenti a riapertura avvenuta, magari in autunno, degli spazi d’arte e di fruizione culturale.
È condivisibile che la prossima stagione teatrale accolga parte degli spettacoli che non è stato possibile allestire per il contagio. Che le mostre abbiano un occhio di riguardo agli artisti della nostra terra. Che si ripropongano all’attenzione anche nazionale Sonika Poietika e Poietika Art Festival. Che torni il cinema, con la rassegna del noir “Kiss me deadly” e con altri film a tema legati alle mostre e a Poietika. Che tutto sia visto in prospettiva sinergica con enti, fondazioni, altre regioni…
Sta bene. Tutte cose buone e giuste che andavano scritte.
Aggiungo al suo intervento di Presidente della Fondazione Molise Cultura, alcune considerazioni sul prodotto culturale per eccellenza: il libro.
E il libro in Molise, da qualche anno a questa parte, significa ancora la tragica fine della Biblioteca Provinciale “Pasquale Albino”: una istituzione fondamentale non solo per Campobasso e provincia ma per la regione tutta. E oltre. Perché i volumi di Dostoevskij o di Elsa Morante o di Don De Lillo (per citare tre autori da Lei raccomandati in lettura di recente), comunque riusciamo a procurarceli, sempre e comunque. Laddove le migliaia di monografie locali, per non parlare dei manoscritti, dei fondi documentari e musicali, degli archivi privati acquisiti, restano sepolte oramai da alcuni anni a vergogna e disdoro delle istituzioni che hanno promosso, e se non promosso di certo permesso, la chiusura della biblioteca, e a nocumento della nostra cultura e della nostra storia molisana e meridionale.
E ben venga l’invito diramato dal Ministero in queste ore ad accedere on line (ma sarebbe stato più giusto invitare a ri/accedere) alla sterminata raccolta di periodici conservati presso la “Albino”, sia pure senza nessun accenno, né un rigo di scuse, per la precedente, inaspettata sospensione della fruibilità del canale, protrattasi anche a clausura forzata in corso, proprio quando sarebbe stato più comodo, utile e necessario accedervi.
Detto questo, libro per noi molisani (e non solo) dovrebbe significare anche il centenario della nascita di Luigi Incoronato, che cade il prossimo 5 luglio. Certo non devo ricordare a Lei, che Incoronato, morto suicida a 47 anni, è stato un grande scrittore italiano e che i suoi volumi mondadoriani dedicati alla sua terra di Ururi e al Molise meriterebbero di essere ripubblicati, come una trentina di anni addietro fu meritoriamente ripubblicato il solo Morunni (da Marinelli a Isernia), in contemporanea con il capolavoro Scala a San Potito, che rivide la luce presso Pironti a Napoli, a cura del nostro Giambattista Faralli.
E libro, sempre per noi molisani (e non solo) dovrebbe significare anche il 70° anniversario della scomparsa, anch’essa assai prematura, di Francesco Jovine, che alla stessa fatidica età di 47 anni, moriva a Roma il 30 aprile 1950. Settant’anni fa, dunque, giusto il tempo che la legge prescrive per la decadenza dei diritti d’autore. E allora se qualche mese fa in Francia è stata pubblicata la traduzione del suo racconto Sogni d’oro di Michele, perché non immaginare da noi la riproposizione dei suoi capolavori, tra cui senz’altro Signora Ava e Le terre del Sacramento e Il viaggio nel Molise in un solo volume? Tanto più che uno dei più importanti studiosi di Jovine, se non il più importante, è il nostro Francesco D’Episcopo che ha curato la ristampa dei due romanzi presso Donzelli una decina di anni fa, in occasione del Centocinquantesimo dell’Unità d’Italia.
Lo scrivo, anche perché un’operazione analoga è stata portata avanti per Scotellaro in Basilicata. Il volume Rocco Scotellaro – Tutte le opere, edito l’anno scorso da Mondadori nella collana Oscar Moderni Baobab, quasi mille pagine al costo contenuto di 28 Euro, è andato sorprendentemente a ruba, ed è al momento introvabile, essendo andata esaurita in poco tempo anche la ristampa. Anche in questo caso, va sottolineato il fatto che tra i tre curatori del volume di Scotellaro c’è il nostro Sebastiano Martelli.
Ecco, gentilissima Presidente, ho annotato queste segnalazioni con la speranza di vederle recepite per quelle che sono: un modesto contributo per il futuro della Fondazione e della cultura molisana.
Un cordiale augurio di buon lavoro.
Scrivi un commento