Tanti i temi trattati nel sequel di “The Young Pope” di Paolo Sorrentino. I principali riguardano la chiesa e la sua corruzione. Ma anche il problema della pedofilia, la rivolta delle suore, il terrorismo islamico. E poi altre questioni e domande etiche sulla natura dell’uomo e sulle sue pulsioni. The New Pope è un percorso ascetico, che spoglia man mano lo spettatore, rendendolo solo, fragile e vulnerabile nella misura in cui lo restituisce alle domande che non vuole porsi.
Possono ancora oggi coesistere potere spirituale e potere temporale in un unico ordinamento? La Chiesa, che ha come dogma imperativo morale la rinuncia al potere e l’amore verso il prossimo, può essere ostacolata, nel suo cammino, dai Vizi?Se sì, in che misura la natura viziata dell’uomo agisce sul cammino spirituale? La Chiesa cattolica è corrotta? Se sì in che misura? Può essere la stessa corruzione l’elemento in cui si declina e risolve il più importante “stato spirituale” del mondo occidentale?
Tutte domande che Paolo Sorrentino si pone nella sua ultima opera a due capitoli “The Young” e “The New Pope”. Inizia a farlo nella prima stagione e continua con la seconda La prima stagione è un “immaginiamo per assurdo”. Immaginiamo per assurdo che venga eletto un papa giovane, bello, narcisista, che fuma e beve CocaCola ma che fa esercizio fisico per curare il suo corpo. Un papa estremamente intelligente, conservatore ed intenzionato a ristabilire il potere temporale della chiesa combattendo contro il terrorismo islamico servendosi del fanatismo. Un papa, ancora, dotato del potere del miracolo, una forza questa non necessariamente intesa dal regista come espressione del volere di Dio, quanto piuttosto l’incontro fra benigno e maligno, ma che si rivela utile al papa giovane perché per questa egli è idolatrato. L’immaginiamo per assurdo si accentua nella seconda stagione dove il papa giovane si trova in coma, e viene eletto Papa un cardinale aristocratico anglosassone, ormai ritiratosi a vita privata nella sua grossa e lussuosa tenuta di famiglia, un papa lacerato al suo interno da conflitti interiori irrisolti, e dandy ed esteta all’esterno. Insomma, due trame accattivanti, utili al regista per raccontare del contorno. Tanto che il racconto del “contorno”, cioè di una chiesa putrescente e corrotta, sembra essere lo stesso fine di Sorrentino. Ma ciò così non è. Il fine di Sorrentino, tanto nella prima quanto nella seconda stagione, è quello di “indagare il bisogno di Dio”, così come lui stesso riferisce. Neanche quindi indagare la natura di Dio, ma il bisogno di lui che gli uomini sentono. Anzi, più ingenerale ancora, indagare le pulsioni umane, i bisogni dell’uomo, le sue tensioni naturali, quelle che potrebbero risolverlo, come quelle che lo farebbero degenerare, sempre che degenerazione e risoluzione non siano la stessa cosa. E quindi fra i vari naturali bisogni che Sorrentino prova ad indagare con questo grande lungometraggio, anche le pulsioni al trascendente. Ed è nella ricerca delle pulsioni che trova espressione la corruzione dello Stato Vaticano non come realtà immutabile e vera, ma come una delle reazioni umane alla pulsione. Una degenerazione inevitabile nella misura in cui, proprio fra le stanze clericali, quella ricerca del divino spesso non trova realizzazione e degenera.
Questo non è chiaro, soprattutto nella prima stagione, che nonostante sia comunque profonda, sembra piuttosto soffermarsi appunto sul contorno, raccontando del problema e non delle ragioni i questo. The Young Pope sembra infatti ammaliarti con le lussuose immagini papali tanto da disorientarti e renderti meno chiaro quel fine ultimo della ricerca dei bisogni. Insomma, la chiesa putrescente da scenario si trasforma in soggetto. Ma non per questo rendono meno le impressionanti e a tratti angoscianti derivazioni dell’essere umano che vengono portate sullo schermo. Suscitando comunque profonde domande e riflessioni etiche. Il cammino di ricerca dei bisogni però, si compie in The New Pope, il sequel della prima stagione. Dove sono sì sempre presenti le seducenti e lussuose immagini del corrotto potere bianco, ma diventano definitivamente il contorno e non più soggetto. Suore ribelli e cardinali cocainomani intenti in perdizioni mondane restano un elemento comune e primario di tutta la trama della serie tv, ma sono soltanto utili a tracciare le essenze dell’animo umano e le sue degenerazioni. Le immagini della corruzione si rivelano un pretesto, per parlare di qualcosa che è più generale, di questioni etiche che sconfinano dal solo terreno ecclesiastico. Paradossalmente lo stato vaticano diventa il contorno più giusto per parlare di ciò che accomuna qualsiasi essere umano nella sua laica, non religiosa, condizione di peccatore.
The New Pope diventa così una sorta di percorso “a togliere”, in cui man mano che si va avanti nella storia ci si spoglia del superfluo in cui l’interesse per i luoghi della perdizione lascia il posto all’interesse per i problemi esistenziali dell’uomo perso. The New Pope è in questa dimensione un percorso di Ascesi a spirale, in cui la storia parte da un contorno di lussuria per poi far volteggiare lo spettatore verso l’alto. Ed è così che si spiega ciò che si diceva poco fa: la chiesa è in questa misura mezzo scenico, e non soggetto della serie. E’ una veste di cui l’uomo, volteggiando verso l’alto si spoglia, trovandosi sempre più nudo. Cosa c’è alla fine del percorso ascetico? Nulla. Nulla perché l’uomo non sarà riuscito ad ascoltare la voce di Dio, incapace nel poterla recepire. Perso nella consapevolezza d’avere in sé l’idea di Dio, ma di non poterle dare una sembianza plastica.
C’è una scena, verso il finale della seconda stagione, che è degna d’essere menzionata perché da sola vale “il prezzo del biglietto”. Il momento in cui in due papi dialogano, posti uno di fronte all’altro, . In questa, attraverso una visionaria scelta del regista napoletano di riprendere i due personaggi nella loro soggettività, alternando le riprese individuali sui due protagonisti, riesce a realizzare un momento di cinema trascendente in cui s’avverte la compresenza di bene e male, la cui scelta dell’uno a discapito dell’altro sarà il fulcro delle sorti dello stesso finale di serie, grazie alla presenza di un quadro sullo sfondo della scena. Lampi di genio che hanno reso grande Sorrentino, facendolo affermare come uno dei maggiori cineasti del panorama internazionale.
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