La denuncia dei brogli elettorali. E l’inchiesta, che stava facendo tremare il Regime e la Corona, sulle tangenti che sarebbero state pagate dalla Sinclair Oil, la compagna petrolifera che avrebbe dovuto iniziare la sua campagna di trivellazioni in Italia.
Quale delle due ragioni fu la causa del rapimento e dell’uccisione di Giacomo Matteotti? Il movente politico o il movente economico? La storia ufficiale o la spy story? Domande alle quali ho cercato di rispondere, coniugando ricostruzione storica e raffigurazione teatrale nella drammaturgia dello spettacolo “Il mio nome è Tempesta. Il delitto Matteotti”, come il nome della rappresentazione che sta per debuttare dal Teatro Savoia di Campobasso, dal 25 al 27 marzo. In prima nazionale.
Prodotto dall’Associazione Act di Campobasso, “Il mio nome è Tempesta. Il delitto Matteotti” vede l’importante coproduzione della Fondazione Molise Cultura, che fin da subito ha deciso di sostenere il progetto, ritenendolo di spessore culturale ed artistico. Perché si può fare cultura, così come teatro, cinema, arte, anche in Molise. Basta sentirci piccoli.
Motivazioni che hanno spinto anche il Comune di Campobasso ad essere al nostro fianco e a supportarci. Perché siamo certi che si può partire da qui, dove ci sono le nostre radici, per guardare all’esterno. Ai principali teatri italiani, dove lo spettacolo sarà rappresentato, dopo il debutto. Che doveva essere nella nostra terra.
L’obiettivo mio e quello dei miei straordinari compagni di viaggio, il regista Emanuele Gamba, un nome importante del teatro italiano, lui molisano non è, ma col Molise ha stretto un legame di grande affetto, gli attori Diego Florio, Marco Caldoro, Domenico Florio, Aldo Gioia e Piero Grant, che con competenza professionale e vibrata passione danno anima e corpo ai personaggi della vita politica italiana degli anni Venti. E insieme a noi Michelangelo Tomaro, alle scene, Gianmaria Spina Jamal King alle luci e alla fonica, Luciano Barletta, alla musica. La grande macchina che c’è dietro un grande progetto teatrale.
Perché il nome di questo spettacolo? Si tratta ovviamente di un omaggio a “Tempesta”, come i compagni di partito chiamavano il segretario del Partito socialista unitario Giacomo Matteotti per il suo carattere irruento e coraggioso. Una figura straordinaria, un vero e proprio eroe della libertà. L’uomo che osò sfidare Benito Mussolini e il nascente Regime fascista, perché credeva ancora in un futuro diverso per il nostro Paese, rispetto a quello che tra intimidazioni, pestaggi, manganellate, si stava delineando quando il 30 maggio 1924 pronunciò il suo celebre intervento alla Camera dei Deputati, in cui chiese l’annullamento delle elezioni “inficiate dalla violenza”.
Di lì a 10 giorni, il 10 giugno 1924, Matteotti fu rapito a Roma e ucciso. Il suo corpo, sepolto frettolosamente, fu ritrovato solo due mesi dopo, in un bosco alla periferia della capitale.
Matteotti sapeva di rischiare la morte? In maniera parallela all’attività politica, da giornalista, il deputato aveva denunciato l’affaire Sinclair e lo scandalo delle “mazzette” che, secondo accertamenti e ricostruzioni accurate, chiamava in causa il fratello del Duce Arnaldo Mussolini e, secondo alcuni storici, anche il Re Vittorio Emanuele III. Una storia pericolosa che Giacomo Matteotti aveva ricostruito in un articolo indirizzato alla rivista ‘English Life’ e della quale aveva parlato con la moglie, la poetessa Velia Titta, salutandola pochi minuti prima del rapimento. Quell’articolo fu pubblicato postumo, i documenti che aveva trovato e che comprovavano le sue accuse vennero fatti sparire. Accuratamente.
Si parte, dicevamo, dal Teatro Savoia di Campobasso, dal 25 al 27 marzo, ma sono già in calendario altre due date: il 31 marzo al Teatro Fulvio di Guglionesi e il 3 aprile all’Auditorium Unità d’Italia di Isernia. Poi prenderà il via una tournée che, soprattutto nella seconda parte del 2020, toccherà tanti teatri italiani. Non prima di una tappa istituzionale importante, il 10 giugno a Roma, per le celebrazioni per la morte di Giacomo Matteotti, in un grande evento che stiamo organizzando in collaborazione con la Fondazione Giacomo Matteotti di Roma, che ci ha sostenuto nel nostro cammino, concedendo il Patrocinio alla drammaturgia e allo spettacolo. E con la quale stiamo lavorando ad organizzare l’evento nella capitale.
Così come sono al nostro fianco il Comune di Fratta Polesine, il paese in provincia di Rovigo che diede i natali al deputato del Partito socialista unitario e la Casa Museo Giacomo Matteotti. Altri due importantissimi Patrocini. Come quelli che sono arrivati o stanno arrivando in questi giorni, dal Convitto nazionale ‘Mario Pagano’, che ci ha accolti ed ospitati per le prove, l’Università degli studi del Molise, che ha compreso la valenza della nostra iniziativa.
Cosa aspettarsi da questo spettacolo? Un tuffo nel passato, innanzitutto, un salto indietro di quasi cento anni. Al momento in cui si consumò lo scontro diretto tra due colossi della storia, Giacomo Matteotti e Benito Mussolini. Chi voleva la libertà e chi voleva annientare la libertà. Gli unici personaggi a non incontrarsi mai sulla scena, fatta eccezione durante l’intervento alla Camera del 30 maggio, in un caleidoscopio di situazioni che vede apparire e scomparire dalla scena i grandi personaggi della scena politica italiana, da Giovanni Amendola, a Filippo Turati ad Antonio Gramsci, i grandi oppositori del Regime e i promotori dell’Aventino, passando per i ‘camerati’ Emilio De Bono, Cesare Rossi, Giovanni Marinelli.
Poi gli squadristi, guidati da Amerigo Dumini, l’uomo alla guida del ‘commando’ che rapì e uccise Giacomo Matteotti e il giudice istruttore Mauro Del Giudice, il magistrato senza macchia e senza paura che per quel delitto osò chiedere l’incriminazione dei vertiti del Partito fascista, i mandanti e non solo gli esecutori, per essere trasferito a Catania prima dell’inizio del processo. A sua volta spostato da Roma a Chieti.
A chi si rivolge lo spettacolo? A tutti. Agli studenti innanzitutto, per i quali abbiamo organizzato delle matinée per far conoscere loro, attraverso il teatro, un avvenimento che ha segnato in maniera profonda la storia italiana del Novecento. Ma “Il mio nome è Tempesta. Il delitto Matteotti” si rivolge a tutte le generazioni. Giovani e meno giovani, a chiunque creda sia il caso di fare una riflessione sui grandi temi della propaganda politica, della libertà di parola e della libertà di stampa. Battaglie che Giacomo Matteotti ha combattuto tutte. E per le quali ha messo a rischio la sua vita. Perdendola.
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