La Vergine Madre di Dio
San Gregorio Palamas, nella sua riflessione sulla Dormizione della Vergine, dice: “Volendo creare un’immagine della bellezza assoluta e manifestare chiaramente agli angeli e agli uomini la potenza della sua arte, Dio ha fatto veramente Maria tutta bella, Egli ha riunito in lei le bellezze particolari distribuite alle altre creature e l’ha costituita come comune ornamento di tutti gli esseri visibili e invisibili; o piuttosto ha fatto di lei come una sintesi di tutte le perfezioni divine, angeliche e umane, una bellezza sublime che abbellisce i due mondi, che si eleva dalla terra fino al cielo e che sorpassa anche quest’ultimo”.
L’immagine della Madre di Dio, in questa icona, oscilla tra:
la Pelagonitissa o Kardiotissa ( Vergine del gioco che compare già dagli inizi del XII e la fine del XIII sec. In particolare nella periferia dell’impero bizantino tra Serbia e Macedonia),
la Glikofilousa (Vergine della Tenerezza o che Indica la Via. Si diffonde tra il XVI e XVII sec. Soprattutto tra Italia, Balcani e Russia),
la Strastnaja (Vergine della Passione o del Perpetuo Soccorso molto diffusa soprattutto a Roma a partire dal XV – XVI sec.) e
la Hodigitria colei che mostra la Via (vedi Glikofilousa). Maria che ci indica il Figlio fa eco al profeta Isaia: “Questa è la strada, percorretela” (Is 30, 21).
Il Maphorion (mantello) di Maria:
Bordato di un prezioso gallone d’oro, ne copre il capo, scende su tutta la figura e sulla parte anteriore della figura.. Di colore rosso.
Il rosso è il colore dello Spirito Santo che l’ha coperta “con la sua ombra” (Lc 1, 35).
Il colore dell’amore divino che emana dallo Spirito Santo e in Maria si espande.
Il rosso del manto della Vergine, magistralmente evidenziato dal nero che ne offre un panneggio di fattura quasi perfetta parla della carità della Madre che dona il Figlio per noi.
Il nero rappresenta il peccato che il Figlio della Vergine nell’incarnazione assume su di se per redimere il mondo.
Nella sua omelia sulla Pasqua, Melitone di Sardi afferma: “Egli (Gesù) è nato da Maria, agnella senza macchia”.
Sotto il manto della Madre della Misericordia, il peccato di ognuno viene redento dal Figlio ed entra nel mistero della Bellezza.
Il rosso è colore del fuoco: Maria, secondo il pensiero della Chiesa, è profetata nel roveto ardente dal quale Dio parla a Mosè (Es 3, 2).
Il manto rosso indica anche la regalità riportando così l’iconografia della Vergine nella dimensione costantinopolitana della Basilissa.
Sulla fronte e sulla spalla i segni della verginità che qui si esprimono con una figurazione particolare.
La Veste della Madre di Dio:
Dice San Giovanni Damasceno: “Il solo nome, Madre di Dio, contiene tutto il mistero dell’economia della salvezza”.
Di colore verde scuro orlato d’oro, la veste della Madre mette in evidenza il suo collo e il grembo ancora gravido.
La continua gravidanza di Maria la iconografizza quale Chiesa che partorisce nel battesimo i suoi figli.
Maria è, secondo la preghiera di San Francesco d’Assisi, la “Vergine fatta Chiesa” e in quanto tale esercita una maternità universale.
La Verginità feconda di Maria è la stessa verginità feconda della Chiesa in un’ unica maternità nella quale, come dice un prefazio del Natale della liturgia mozarabica: “Maria genera il capo al corpo e la Chiesa genera il corpo al capo”.
La Veste è simbolo della corporeità e il suo colore, verde è tra le altre cose simbolo dell’acqua rimando, quindi, ad una definizione prettamente occidentale di Maria: Stella del Mare. La relazione che intercorre tra la Vergine e l’acqua nel culto e nell’iconografia, andrebbe approfondita nei suoi molteplici aspetti.
Nel Libro dell’Apocalisse (4, 3), leggiamo: “Un arcobaleno simile nell’aspetto a smeraldo avvolgeva il trono”.
Sia in Oriente che in Occidente, l’invocazione alla Madre quale sede – trono della Sapienza e della Misericordia, della Grazia e della Giustizia, sono antiche e ricorrenti.
Il Volto della Madre è allungato cosi anche il naso. La bocca, invece, è sottile, stretta e chiusa. Lo sguardo tende all’infinito nonostante la fissità degli occhi. Tutti questi elementi conferiscono al volto una penetrante e densa afflizione accentuata anche dagli angoli della bocca.
Tutta la tensione del volto della Madre ci invita: “Considerate e osservate se c’è un dolore simile al mio dolore” (Lam 1, 12).
L’intensa espressività degli occhi, la bocca serrata, scolpiscono sul volto della Madre il dramma e la tensione che scaturisce dalla profezia del vegliardo Simeone: “a te una spada trafiggerà l’anima” (Lc. 2, 35).
Nonostante l’ombra dei patimenti futuri del Figlio offuscano il volto della Madre, il suo capo reclinato verso il bambino, le dona la maestà della maternità che con tenerezza si china verso “Il frutto del suo seno, Gesù”.
L’orecchio appena evidenziato ci ricorda che siamo dinanzi alla Vergine dell’ascolto e i capelli donano all’immagine un’elegante femminilità a fare memoria che Maria è la Donna nuova dello Spirito.
Lo sposo del Cantico dei Cantici dice alla Sposa: “Il tuo collo come una torre d’avorio” così nell’evidenziazione del collo, ci viene detto che siamo dinanzi alla “Vergine Sposa” cantata nell’Inno Akatistos.
La mano destra della Madre è un elemento che rimanda al trono regale mentre la sinistra funge da sgabello per i piedi del Re – Bambino che è Dio (cfr Is 66,1).
Poggiato sul braccio sinistro di Maria, Gesù si colloca al centro del cuore della Madre e ne fa il suo trono.
Contemplando la Madre di Dio, cosi prega San Giovanni Damasceno: “Tu sei il trono regale. Tu sei divenuta il Paradiso spirituale, più sacro e più divino di quello antico. In quello abitava l’Adamo fatto di creta, in te il Signore disceso dal cielo”.
Il Bambino
I capelli arancione sono il simbolo della Misericordia.
L’orecchio ben evidenziato ci istruisce su questo bambino: egli è colui al quale, secondo la profezia, il Signore ha dato un orecchio perché: “Egli, ogni mattina, risveglia il mio orecchio, perché io ascolti, come ascoltano i discepoli” (Is 50, 4) .
Gli occhi guardano contemporaneamente verso l’orante che si pone innanzi all’icona e verso la croce che il Battista sorregge.
La torsione del capo del bambino fa pensare che ci troviamo di fronte a un’icona della Vergine del gioco.
Il movimento del bambino rimanda alla crocifissione dove quelle stesse membra che la Madre con tanto amore sostiene e accarezza, e sulla croce subiranno il martirio.
La torsione del capo e lo sguardo del divino infante verso la croce, fanno pensare alle icone della Vergine della Passione dove il bambino assume queste posture e muove gli occhi verso gli stessi obiettivi.
Le braccia tese verso il collo di Maria sembrano voler rassicurare la Madre e contemporaneamente aggrapparsi a lei.
La Veste di Gesù è di colore rosa bordata d’oro e impreziosita da un elemento decorativo, anch’esso in oro che percorre tutta la veste.
Il colore rosa è il colore della divina sapienza che nel Verbo incarnato è venuta ad abitare sulla terra.
L’elemento decorativo si presenta con il simbolismo numerico del tre dando così al mistero della Divina Sapienza Incarnata un’ evidente dimensione trinitaria.
Il decoro è realizzato in modo da dare all’orante la sensazione di un moto continuo; il mistero trinitario mette sempre in movimento la fede di chi prega e lo pone in un cammino verso il cielo sulla via che è Cristo.
L’ Himation del Cristo:
Il colore arancione dell’himation rappresenta la misericordia.
Come il nero dona plasticità al maphorion di Maria, l’oro dell’himation permette ad esso una dinamicità altrimenti impossibile.
L’oro rende impalpabile l’himation e ci evangelizza così che questo bambino appartiene all’eterno e non è nato da intervento umano.
Dalle caviglie alle ascelle del bambino passando sulla spalla destra, l’himation glorioso riveste quasi tutta la figura. Poggiando sulla spalla destra ci annuncia che anche il mistero della croce è un mistero di luce e di gloria che trova compimento nella Pasqua.
Giovanni Battista
La Chiesa d’Oriente, riserva grande attenzione alla figura del Battista.
Nel tropario per la festa del precursore, cosi prega: “Poiché ti sei battuto coraggiosamente per la verità, a te fu dato di poter annunciare con gioia, a coloro che stavano nell’abisso, che era apparso in carne umana il Dio che rimette il peccato del mondo”.
La folta capigliatura è un elemento caratterizzante l’iconografia del Precursore che lo accosta alla forza del biblico Sansone e al voto di nazireato come farebbe supporre il Vangelo di Luca (1,15). La modulazione della capigliatura porta ad ipotizzare un simbolismo numerico con base tre.
La fronte alta denota la sua capacità di annunziare il Mistero, di dire la Verità che è Cristo senza paura dei potenti di questo mondo: “A testa alta”.
Le sopracciglia allungate con in mezzo le pieghe donano al volto del Battista un’espressione di interrogazione rivolta sia a Gesù : “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?” (Lc 7, 20), che a noi con le parole stesse di Gesù riguardo a Giovanni: “ Che cosa siete andati a vedere nel deserto?” (Lc 7, 24 ss).
Nell’icona che ci sta contemplando, Giovanni è l’unico con la bocca leggermente aperta a testimoniare, come scrive S. Agostino che lui è la voce e accanto c’è il Verbo.
La luce che si effonde sul volto del Battista dona allo stesso un senso di austerità e ascetismo sottolineato anche dall’incavo sotto gli occhi, e la certezza che la luce dello Spirito illumina il suo operato.
La tunica di colore verde annuncia che Giovanni è la fioritura del deserto profetata da Isaia (35, 1 ss).
Il verde, anche in questo caso denota la presenza dello Spirito Santo e la sua forza che si esprime nel Vangelo quadriforme attestato sul muscolo (forza) del braccio sinistro del santo.
Sulla spalla destra l’himation di colore marrone segno della penitenza e dell’umiltà degli asceti ma anche per ricordare che Giovanni era vestito di peli di cammello (Mt 3,4).
L’himation è bordato in oro a dire il valore della vita ascetica e la luminosità della profezia.
Attraverso l’indice della mano destra che indica la scritta in latino sul cartiglio, citazione di Gv 1, 36, comprendiamo chi è il bambino al centro dell’opera.
La mano sinistra semi nascosta dall’himation fa intravedere in modo completo solo tre dita e in questo modo veniamo evangelizzati sul mistero trinitario che nel battesimo di Gesù al Giordano per opera di Giovanni si è manifestato (Lc 3, 21 – 22).
Vero centro dell’opera è la sottile croce sorretta da Giovanni con la stessa mano che indica l’Agnello, guardata dal Bambino e profetata dal volto della Madre.
Il mistero del Natale tra le braccia di Maria, evangelizzato da Giovanni è tutt’uno con il mistero pasquale dello stesso Gesù che, come diciamo nel Credo: “Per noi uomini e per la nostra Salvezza discese dal cielo e per opera dello Spirito Santo si è Incarnato nel seno della Vergine Maria. Patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto e il terzo giorno è Risuscitato secondo le Scritture”.
Per questi brevi appunti ho LETTERALMENTE SACCHEGGIATO:
CEI, La Bibbia di Gerusalemme, EDB 2014
CHARBONNET – LASSAY, Il Giardino del Cristo ferito, Arkeios 1995
N. EVDOKIMOV, Teologia della Bellezza, Edizioni Paoline 1990
GILLES, Il Simbolismo nell’Arte Religiosa, Arkeios 1993
TRADIGO, Icone e Santi d’Oriente, Electa 2004
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Dinanzi a questa icona di stile prettamente orientale ho ritenuto opportuno citate principalmente testi della spiritualità della Chiesa Indivisa.
Don Nicola Mattia
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