Il fenomeno della globalizzazione non riguarda soltanto le persone e le merci ma, in alcuni casi, anche alcune specie animali che arrivano da lontano e decidono di restare a vivere magari in Italia, semplicemente perché si ambientano in luoghi (lontanissimi dalle loro terre d’origine) in cui l’uomo li ha immessi senza rendersi conto delle conseguenze a cui ciò avrebbe portato. Così è stato per le tartarughe americane o il gambero della Louisiana. E che dire degli uccelli? Ci sono uccelli che non migrano più, uccelli che cambiano continente, uccelli sfrattati da altri uccelli… e ci sono alcuni pappagallini che hanno deciso di stabilirsi in Emilia Romagna, creando parecchio scompiglio.
Son belli i parrocchetti dal collare,
dal Pakistan arrivano migrando
ma non come la rondine o il colombo
loro restano per necessità.
Vicino Budrio, un allevatore
aveva alcuni pappagalli in gabbia
ma un giorno gli sfuggirono d’un tratto.
Liberi dalle sbarre, finalmente,
svolazzarono in giro per l’Emilia.
Abituati ai monti pakistani
s’adattarono subito all’inverno
padano, ed a tutte le sue nebbie,
i suoi rigori sopra le colline.
Iniziarono presto a riprodursi
e puntarono verso Castenaso,
poi San Lazzaro, Imola ed infine
direzione collina di Bassano.
Ora si vedono anche su via Costa,
Bordi di Fico e via Sant’Isaia,
sono molto chiassosi ed invadenti,
sottraggono le bacche ai passerotti
mangiano i cachi e non lasciano niente
per le gazze e le ghiandaie stordite.
Non ci pensano proprio ad emigrare
praticando felici l’Ubi maior
come disse anche Darwin d’altronde.
Ma Darwin non poteva immaginare
che nell’epoca dell’Antropocene
l’uomo sarebbe stato così sciocco
da non capire a cosa andava incontro
col suo modo di fare insensato.
Lunga vita ai passerotti emiliani!
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