In questi giorni si è fatto un gran parlare che ha posto il Molise al centro dell’interesse generale, grazie al riconoscimento della Transumanza come bene immateriale dell’Unesco e sull’articolo comparso sul New York Times, che mette la nostra regione fra le mete turistiche più ambite. Per quanto riguarda il primo ragguardevole traguardo bisogna ringraziare la famiglia Colantuono che persevera nel fare una transumanza nel ventunesimo secolo. Ciò ha fatto riscoprire queste grandi traiettorie che per molti secoli hanno costituito un aspetto importante del Regno di Sicilia, dei Normanni e, in particolare, degli aragonesi che l’hanno regolata in prammatiche precise, sia nei tempi che in tutti gli aspetti. In queste prammatiche c’è scritto altresì che la larghezza delle grandi vie delle greggi e degli armenti, doveva essere di 111 passi napoletani. Per capirci come la lunghezza di un campo da gioco di calcio. Immaginate questi spazi dell’antichità come dovevano essere belli e maestosi e fate oggi, per perdere tempo in modo intelligente, delle camminate cercando di individuare il Centurelle- Mntesecco o L’Ateleta- Biferno o il grande Tratturo del Re, il L’aquila-Foggia lungo 253 chilometri. Andateci con chi li conosce come l’amico Marcello Pastorini, che vi introdurrà in una storia e in una natura affascinanti, riempendoli di canti, suoni, poesie e belle parole, a dimostrazione del fatto che questa nostra affascinante terra ha bisogno di essere raccontata con intelligenza e passione. Perdete qualche ora delle domeniche assolate e vi divertirete a sentire il vento e i vostri passi. ma vi renderete conto che dovrete fare uno sforzo di immaginazione importante per come sono ridotte queste antiche vie, perlopiù a strade e sentieri di campagna, mangiate nei secoli di appetiti di proprietari agrari e da sovrapposizioni del cosiddetto progresso. La dove in passato si sovrapponevano Tratturi e antiche vie di pellegrinaggio, come la Micaelica e Francigena, oggi molto spesso si sovrappongono industri e e asfalto. E l’unico punto dell’antico grande Tratturo dell’Aquila Foggia, che è rimasto largo come nella antichità, lo troverete al confine tra le terre di San Martino in Pensilis e Campomarino. E c’è una ragione specifica perché questo tratto sia rimasto praticamente intatto: esso è infatti l’area che è deputata da millenni al cambio dei buoi nella Corsa dei carri di San Martino. Una volta la corsa era più lunga, partendo dall’antica Santa Maria in Procidis, alla Bufalara, e questo sito è stato per lunghi secoli testimone del secondo cambio che si effettuava. Ora invece, dal 1926 è il cambio per eccellenza ed è il teatro di uno dei momenti più affascinanti ed esaltanti dell’intero percorso. Questo a dimostrare che se i Tratturi vengono vissuti nella vita quotidiana e in momenti di grandi tradizioni, essi sopravvivono e sono ben visibili. Questo nostro pellegrinaggio nei luoghi di San Leo, questo “andare e venire” millenario nei boschi di Ramitelli, che la popolazione sanmartinese fa ogni anno il trenta di Aprile, salutando allo stesso tempo la santità e la primavera, ha salvato dall’incuria o da appetiti diversi quel posto. Ed è una ragione in più per continuare a preservare questa straordinaria tradizione. I Tratturi per vivere devono essere ripensati e rivissuti sennò faremo un’altra cattedrale nel deserto che verrà abbandonata! Io spero che sull’entusiasmo di questi successi noi possiamo ripensare queste vie come una possibilità turistica e economica ma si potrà fare solo vivendoli!
Giuseppe Zio
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